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In Italia esistono varie forme di festeggiamento, caratterizzate da temperamenti, culture e luoghi diversi. Tutte, pur nella loro diversità, sono legate e connesse da un tema comune: la voglia di divertirsi e di ricordare le antiche usanze e i costumi che ricordano la storia del nostro Paese. Nel piccolo borgo medievale di Offida, in provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche, si svolgono festeggiamenti unici e particolari.

Le Origini del carnevale di Offidano

Il Carnevale di Offida, conosciuto anche come Carnevale Offidano, risale alla metà del 1800 e le sue due grandi attrazioni, “Lu Bov Fint” e “I Vlurd”, sono il fulcro del carnevale. Non vengono dimenticati i “Veglionissimi”, che sono il clou delle serate danzanti del Teatro Serpente Aureo. Il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate, inizia ufficialmente il Carnevale offidano, che si conclude il mercoledì delle Ceneri.

Ogni anno, l’inizio del carnevale viene annunciato ufficialmente la domenica precedente, due settimane prima. Quel giorno, il cinquecentesco Palazzo Mercolini risuona della fanfara del carnevale.

A ogni congrega, compresi i gruppi storici addobbati con i propri stendardi e costumi, vengono consegnate le chiavi della città il Giovedì Santo, consegnando simbolicamente la città a loro da quel momento in poi.

La rievocazione della caccia al bue, oggi realizzato con telai di legno e ferro ricoperti di tessuto bianco e portato in alto da due uomini, è l’evento più memorabile di Offida. Il bue si aggira per le vie del paese fino a raggiungere la piazza, dove una folla festante, vestita con il tradizionale abito detto “guazzarò” (finto bue), un semplice vestito bianco decorato con fiocchi e sciarpe rosse, attende il suo arrivo. Mentre il bue si aggira per il villaggio, la folla lo incoraggia, dando vita a una vera e propria corrida.

Il martedì grasso, una processione porta le corna di bue dal municipio all’arena del carnevale, dove vengono montate su un pilastro. L’inno del carnevale offidano viene cantato mentre vengono portati per la città. Nei giorni successivi, Offida festeggia con una serie di eventi che culminano con il vlurd, un lungo fascio di canne e paglia che viene acceso e portato a spalla per la città in un’ambientazione medievale, offrendo un suggestivo scenario per il gioco di luci e ombre.

L’inno storico del carnevale offidano

Alla fine di maggio del 1866, gli studenti delle Università di Pisa e Siena composero questa canzone mentre si preparavano a respingere l’invasione austriaca. Imbracciarono i fucili e lasciarono i libri alla partenza da Curtatone e Montanara. Nonostante la sua natura poco romantica, si tratta del primo esempio di coscienza popolare italiana in cui la classe media borghese partì per il fronte (front line) con professori e studenti. Una manciata di queste persone tornò a casa per vedere la Toscana cadere nel 1849 dopo la presa di Livorno da parte del Granduca (16 maggio). Livorno fu venduta al Granduca per un milione di Svanziche, ed egli vendette l’intero Granducato. Questo episodio è noto anche come “Addio mia bella addio”, “L’addio del volontario toscano” o “La partenza del soldato”.

Addio, mia bella, addio, l’armata se ne va; se non partissi anch’io sarebbe una viltà ! Non pianger, mio tesoro, forse ritornerò; ma se in battaglia io moro, in ciel ti rivedrò. La spada, le pistole, lo schioppo l’ho con me; allo spuntar del sole io partirò da te. Il sacco è preparato, sull’omero mi sta; son uomo e son soldato; viva la libertà ! Non è fraterna guerra la guerra ch’io farò dall’italiana terra l’estraneo caccerò. L’antica tirannia grava l’Italia ancor io vado in Lombardia incontro all’oppressor. Saran tremende l’ire, Grande il morir sarà ! Si mora: è un bel morire morir per la libertà Tra quanti moriranno forse ancor io morrò; non ti pigliare affanno, da vile non cadrò. Se più del tuo diletto tu non udrai parlar, perito di moschetto per lui non sospirar. Io non ti lascio sola, ti resta un figlio ancor; nel figlio ti consola, nel figlio dell’amor. Squilla la tromba l’armata se ne va: un bacio al figlio mio; viva la libertà !

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